In mezzo alla macchia mediterranea del Parco dell’Uccellina si staglia la mole dell’Abbazia di San Rabano, o meglio, i ruderi di quello che un tempo era il Monastero di S. Maria ad Alberese: il complesso, sorto nell’XI secolo come insediamento benedettino, e’ stato attivo fino al 1475, quando Siena trasferi’ la sede del Priorato da San Rabano ad Alberese. I resti del monastero sono in buono stato di conservazione e sono raggiungibili dalla localita’ de I Pratini, che si trova all’interno del Parco dell’Uccellina. La prima cosa che si nota e’ il campanile che svetta al di sopra dei lecci e poi, giunti nella radura, ci appaiono i ruderi del complesso religioso che risaltano con i loro colori tenui nel verde scuro dei lecci e della macchia mediterranea: c’e’ pero’ una sorpresa, molto negativa, perché la zona e’ circondata da un reticolato e non vi si puo’ entrare. Mi sono informato presso le guide del parco e’ mi hanno detto che il complesso abbaziale non fa parte del Parco e percio’, per ora, non e’ visitabile; comunque vale senz’altro la pena di venirci. La pianta della chiesa triabsidata dovrebbe essere quella dell’edificio costruito durante i secoli XI e XII: una feritoia dell’abside centrale presenta gli stessi caratteri stilistici del portale d’ingresso. L’abside centrale e’ stata rialzata mentre le altre mantengono la copertura originaria con tetto di forma emisferica, su cui a sua volta poggia la sopraelevazione, ben riconoscibile dal momento che la parte bassa e’ realizzata in pietra locale a bozze squadrate e ben lavorate, mentre la prima parte del paramento in alto e’ in bozze piu’ piccole a pezzatura irregolare. La cupola appartiene ad un periodo posteriore, forse al 1321, allorché la famiglia degli Abati entro’ in possesso del monastero e ne potenzio’ le opere di difesa con mura merlate. In quell’occasione venne anche costruita la torre di avvistamento, chiamata oggi Torre dell’Uccellina. La decorazione dell’archivolto del portale d’ingresso con l’intreccio di due tralci di vite al cui centro si trovano grappoli d’uva si rifa all’arte bizantina dell’XI sec. Un tempo la navata era coperta da tre crociere, di cui ne rimane una sola, mentre sopra il transetto si trovano volte a botte: all’incrocio si innesta la cupola ottagonale che nasce mediante quattro trombe di struttura lombarda, da un quadrato di base. Il vano che fiancheggia la chiesa dalla parte del campanile, coperto con tre volte a crociera, venne forse costruito per creare un collegamento fra la chiesa e la torre campanaria. La torre campanaria che fiancheggia la facciata presenta elementi romani e lombardi con grandi lesene e cornici. Le aperture al primo piano monofore, diventano al secondo bifore, ma di dimensioni maggiori delle prime. Il quinto piano e’ di nuovo cieco e termina con una merlatura guelfa mentre il sesto presenta una grossa monofora. Il monastero annesso alla chiesa seguiva probabilmente lo schema planimetrico degli altri costruiti secondo la regola di San Benedetto: purtroppo oltre la chiesa e il campanile si e’ salvato molto poco dalla distruzione voluta dai senesi nel 1438. Dai resti delle mura sono ancora leggibili il recinto rettangolare fortificato e tutte le stanze annesse alla chiesa costruite interamente in pietrame: al centro si trovano i resti di un chiostro, con una cisterna, mentre nelle vicinanze del sentiero che porta verso il mare si trova un pozzo. Nei pressi dell’Abbazia di trova la Torre di San Rabano o Torre dell’Uccellina, eretta nel 1321 quando la famiglia degli Abati fortifico’ l’intero monastero: la torre fu chiaramente rialzata in un secondo periodo in quanto il tessuto del paramento cambia nella parte alta, probabilmente nella meta’ del XVI sec. Allorché si provvide alla costruzione della maggior parte delle torri della zona e al riattamento di quelle esistenti allo scopo di formare una ininterrotta catena di edifici di avvistamento lungo tutta la costa.
Dalla localita’ I Pratini (50 m. s.l.m. ), che si trova all’interno del Parco Naturale Regionale della Maremma e che e’ raggiungibile solo tramite i mezzi del parco da Alberese, si segue l’itinerario segnato come A1: il tratto iniziale costeggia un oliveto abbandonato con un sottobosco ricco di cisto marino, ginestra e rosmarino (tantissime piante!) e, poi, dopo 330 metri, ci si inoltra in un bosco dove prevalgono le piante di leccio. Ci si inerpica poi lungo i pendii del Poggio Alto (quota 340) e via via che si sale gli alberi si diradano per fare posto ad arbusti e piante erbacee. Gia’ da qui il panorama ci appare bellissimo, con il verde della macchia del parco che si fonde con l’azzurro intenso del mar Tirreno. Terminato il tratto di dura salita il sentiero si fa ora piu’ pianeggiante, per poi scendere e risalire di nuovo fino al Poggio de’ Lecci (quota 417) il rilievo piu’ alto dei Monti dell’Uccellina e, quindi, di tutto il Parco: da qui panorama si fa assolutamente incomparabile con le isole dell’Arcipelago Toscano, la Corsica e l’acqua scura del Fiume Ombrone che si fonde con quella azzurro – verde del mare. Nella vetta del Poggio de’ Lecci, in gran parte disboscata, tra cespugli di more e piante di ginestra, abbondano piante aromatiche, come il timo, l’elicrisio, la mentuccia e la santoreggia, delle quali non si puo’ non avvertire il caratteristico profumo. Dal Poggio de’ Lecci si scende il pendio e in pochi minuti si raggiunge l’Abbazia di San Rabano (quota 314).