CONVENTO DI S. MARIA DELLE GRAZIE sul Montalbano
Caratteristiche itinerario
Distanze progressive – Vinacciano (quota 263) – Incrocio (a quota 247) 500 metri – Bivio casa de Le Capanne (quota 300) 1.000 metri – Convento de Le Grazie (quota 380) 2.000 metri – Distanza totale fra andata e ritorno 4.000 metri
Dislivello totale 163 metri
Come arrivare a Vinacciano: il paese è raggiungibile da Pistoia o da Casalguidi. Da Pistoia bisogna dirigersi sulla Statale Lucchese in direzione Montecatini: superato il ponte sul torrente Ombrone a Pontelungo si svolta a sinistra, raggiunta la chiesa di S. Pantaleo si procede dritti lungo via di Bargi, lasciando l’edificio religioso alla nostra sinistra; dopo poche centinaia sulla destra si trova la strada per Collina e Vinacciano. Da Casalguidi ci si dirige in direzione Pistoia: raggiunto il semaforo di Ponte alla Stella si svolta a sinistra in via del Redolone; la si percorre per tutta la sua lunghezza e prima di arrivare alla discarica del Cassero si svolta a destra in via Casa Bianca e dopo poche centinaia di metri a sinistra per via Fornicioni. Si percorre questa strada fino a raggiungere Case Soldi: qui la strada diventa via di Montechiaro e dopo poche centinaia di metri si trova il bivio per Collina e Vinacciano.
Vinacciano (quota 263). L’abitato di Vinacciano lascia ancora intravedere l’originario aspetto di borgo fortificato: degno di menzione e’ il Palazzo Cancellieri (oggi identificato come Palazzo Sozzifanti), tipico esempio di palazzo fortificato del XVI secolo imperniato su un massiccio contrafforte e con una robusta torre poligonale. Subito sopra il Palazzo si trova la pieve dei Santi Marcello e Lucia, che e’ stata ristrutturata nel corso del XVII secolo: il portico e’ del 1576, l’interno e’ a navata unica con fonte battesimale in marmo bianco.
Vinacciano dal Dizionario Corografico della Toscana del Repetti$p01 Il Dizionario Corografico della Toscana è stato stampato nel 1855 e costituisce la base fondamentale di tutta la storia e la geografia della Toscana: vi sono indicati tutte le città e i paesi della nostra regione in ordine alfabetico; ritengo fare cosa utile pubblicare quello che riporta su Vinacciano e, anche se il linguaggio è quello di 150 anni (tanto per dire non si parla di Toscana ma di Granducato di Toscana), credo che leggere queste righe sia veramente affascinante.
Vinacciano nella Valle dell’Ombrone pistojese. – Villaggio con pieve antica (SS. Marcello e Lucia) nella Comunità e quasi tre miglia toscane a scirocco di Seravalle, Giurisdizione Diocesi e circa 4 miglia a libeccio di Pistoja, Compartimento di Firenze. Trovasi sul fianco settentrionale dei monti detti di Sotto, avendo al suo ponente libeccio quelli di Monte Vettolini e di Monsummano Alto. La pieve di Vinacciano era di padronato del capitolo maggiore di Pistoja fino al 1311 allorquando essa aveva per santo titolare solamente S. Marcello. Ne assicura di ciò una membrana archeotipa del Monastero di S. Bartolommeo di Pistoja nell’Arch. Dipl. Fior. quando il capitolo della cattedrale, ed i parrochi della città di Pistoja nel dì 6 settembre 1311 concordemente nominarono il prete Bonaccorso di Giovanni in pievano di S. Marcello a Vinacciano, diocesi di Pistoja, come uno dei sindachi ad oggetto di trattare Lega in Cristo con i cleri, città e diocesi di Firenze, Siena, Arezzo ecc. La pieve de’ SS. Marcello e Lucia a Vinacciano, in seguito, oltre di avere molti oratori pubblici, é restata matrice di tre chiese parrocchiali; 1. S. Niccolò a Ramini; 2. S. Pietro a Collina; 3. Michele a Gabbiano. Il popolo della cura plebana di Vinacciano nel 1833 contava 467 abitanti.
PERCORSO
Lasciato Vinacciano (quota 263) ci dirigiamo verso nord lungo l’unica strada asfaltata di accesso al borgo, che in questo tratto coincide con il sentiero CAI n. 17: si oltrepassa il cimitero e quando la strada svolta a destra verso la pianura si svolta invece a sinistra (bivio quota 247, ) lungo la carrareccia (sempre sentiero 17) che si dirige verso il monte, tralasciando il sentiero che prosegue a dritto verso le Ville e Masotti. Continuando lungo la strada si arriva al podere Le Capanne (quota 300) dove si incontra una bella casa signorile, recentemente restaurata: proseguiamo il cammino sulla strada di destra immersi nel bosco di pini e querce, tralasciando quella di sinistra che conduce a Case Montirici. Volgendo lo sguardo alle nostre spalle possiamo godere di bellissime immagini del borgo di Vinacciano. Raggiungiamo così dopo poco il pianoro dove si trova il Convento di Santa Maria delle Grazie, ormai in rovina e preda dell’incuria del tempo e del vandalismo dell’uomo. Il Convento sorge alle pendici del Colle di Belvedere (su questa collina vi era l’antica chiesetta – monastero dedicata a Santa Maria Maddalena e rammentata in un documento del 16 giugno 1284) e anticamente proprio per questo era chiamato di Santa Maria in Belvedere: venne eretto intorno al 1468 dai Padri Domenicani di Pistoia soprattutto su iniziativa del pistoiese Fra Francesco di Matò. Fu per tre secoli romitorio e proprietà del convento pistoiese di San Domenico: usato come ritiro ascetico per i religiosi. Nel 1784, per effetto delle riforme del vescovo Scipione de’ Ricci, i domenicani furono allontanati dalla città e l’ospizio di Santa Maria delle Grazie con le sue terre fu venduto ai Tolomei: l’acquirente fu Padre Francesco Maria Tolomei, prete dell’oratorio pistoiese di San Filippo Neri. I Tolomei effettuarono un ulteriore ampliamento, così come già era stato fatto nel Cinquecento, quando sia la chiesa che il convento furono ingranditi ad opera del padre Niccolò Fabbroni. Riacquistato dai domenicani nel 1928, rientrati i frati in Pistoia, il convento contiguo alla chiesa fu destinato quale soggiorno estivo dei giovani seminaristi dell’Ordine domenicano. Ceduto ai privati nel 1976 da allora l’edificio è andato via decadendo ed ora si presenta in pessime condizioni. Il Convento consisteva in un oratorio (aula unica con volta a botte e pareti ripartite da lesene) con accanto una abitazione, il tutto ad un solo piano: l’edificio era fronteggiato da un loggiato a otto arcate con colonne in pietra. L’antico nome di Santa Maria in Belvedere venne mutato in Santa Maria delle Grazie in seguito alle molte grazie ricevute per intercessione della Vergine, che si venerava nella chiesa: l’immagine, del Quattrocento, era dipinta ad affresco e raffigurava Maria in piedi, a mani giunte e manto aperto, con due santi domenicani inginocchiati. In realtà qualcosa di questo affresco è ancora visibile sopra l’altare ma, essendo crollato il tetto, gli agenti atmosferici e i vandalismi dell’uomo (sotto il dipinto è stato scritto con la vernice: non indurci in tentazione) hanno quasi completamente distrutto l’immagine sacra che si distingue a malapena e tra poco tempo sarà completamente sparita.