Il grande Tumulo Etrusco di Montefortini, coperto da un boschetto di querce, si trova sulla sinistra della strada che da Comeana conduce a Signa. Il tumulo, di forma ovale, con diametro di ottanta metri e altezza di undici, copre due tombe costruite nella seconda metà del VII secolo a. C. La tomba più antica, al centro del tumulo, venne costruita come tomba di famiglia : ha dromos monumentale con il lastrone di chiusura ancora al suo posto, appoggiato all’ingresso della tomba, vestibolo coperto a piattabanda e cella circolare con diametro di oltre sette metri, coperta da una falsa cupola realizzata con cerchi concentrici di pietre aggettanti verso l’interno; al centro, nell’ultimo filare di pietre, doveva incastrarsi il pilastro quadrangolare conservato quasi totalmente. E’ il più antico esempio di questo tipo di copertura che si ritrova anche nelle tombe della Montagnola e della Mula a Quinto Fiorentino. La mensola di pietra che corre tutto intorno alla cella, poco sotto l’inizio della cupola, doveva servire per la deposizione delle urne cinerarie de degli oggetti di corredo. Il tumulo era delimitato da un tamburo di accurata fattura (oggi visibile per un breve tratto a sinistra dell’ingresso della tomba) costituito da lastre verticali sormontate da una cornice a gradini, motivo che si ritrova anche nella piccola terrazza per cerimonie funerarie davanti alla tomba. La terrazza, aggettante dalla linea del tamburo, è infatti sormontata da scalini miniaturistici. La tomba venne utilizzata per poco tempo; pochi anni dopo la costruzione, la copertura della camera funeraria crollò completamente a causa forse di un terremoto, rendendo così inutilizzabile la tomba. Il ricchissimo corredo di oggetti in avorio intagliato, pasta vitrea, bronzo e ferro è stato ritrovato in minuti frammenti. A seguito del crollo si rese necessaria la costruzione di una nuova tomba, che venne realizzata su un fianco del tumulo ed ebbe dimensioni e forma diverse dalla precedente. Il tumulo fu poi aumentato di un paio di metri in altezza e assunse la forma ovale e le dimensioni imponenti che ha ancora oggi. Anche la tomba più recente ha un dromos monumentale (lunghezza tredici metri) perfettamente conservato ed orientato come quello più antico a nord – ovest. Le pareti, in arenaria fino ad una certa altezza, poi in alberese, erano rivestite da un intonaco di argilla. Il grosso lastrone, che ora è appoggiato alla parete sinistra del dromos, stava originariamente a chiusura del portale trilitico dal quale si accede al vestibolo (metri 2,10 x 2,50). Da un altro portale, chiuso probabilmente da una porta lignea (nell’architrave sono visibili gli incavi per la chiusura ad incastro) si entra nella cella rettangolare ( metri 4,32 x 2,55). Entrambi gli ambienti sono coperti a falsa volta, cioè con filari di lastroni aggettanti fino alla chiusura. Anche qui, su tre lati della cella, ritroviamo la mensola di pietra presente nella tomba più antica. Questa tomba fu saccheggiata ripetutamente fino dall’antichità e tracce di una violazione rovinosa sono il crollo di parte della copertura del vestibolo e la lacuna sopra il portale dello stesso ambiente. I frammenti degli oggetti del corredo, parzialmente restaurati (sono al Museo Archeologico di Artimino), permettono la datazione del periodo di uso della tomba dal 630 / 620 al 590 a. C.