L’Orrido di Botri e’ una stretta gola formatasi in seguito a movimenti tellurici, incassata fra due pareti di roccia alte anche alcune centinaia di metri che, in alcuni punti, si avvicinano fino quasi a toccarsi: e’ formato dall’unione di due torrenti, il rio Mariana (che scende da Foce a Giovo) e il rio Ribellino (che scende da Campolino). Dalla confluenza di questi due torrenti nasce il rio Pelago che e’ il corso d’acqua che scorre dentro il canyon: dove le pareti sono piu’ strette il fondo e’ occupato completamente dall’acqua per cui chi lo vuole percorrere deve per forza bagnarsi. Uscito dalla stretta gola in localita’ Ponte a Gaio il rio Pelago muta il suo nome in Fegana e prosegue il suo cammino fino a gettarsi nel Serchio poco piu’ a nord di Borgo a Mozzano. Il tratto che si puo’ percorrere richiede circa due ore di cammino e termina alla Piscina: nell’Orrido si puo’ accedere solo dal 1 giugno al 30 settembre, dietro permesso dei Carabinieri Forestali, la cui postazione si trova all’ingresso del canyon.
Da Ponte a Gaio (quota 634) si scende dentro il torrente e si inizia il percorso: dapprima si puo’ anche evitare di mettere i piedi nell’acqua, saltellando qua e la’ sui sassi, ma dato che prima o poi e’ necessario entrarci, il mio consiglio e’ di iniziare subito a camminare dentro il torrente. Dimenticavo di aggiungere che per camminare bene la miglior soluzione sarebbe quella di calzare scarpe da ginnastica senza calzini per entrare ed uscire dall’acqua tutte le volte che sia necessario. Dopo una mezz’ora di cammino si incontra la Guadina (quota 710): e’ il posto piu’ noto di tutto il percorso, perché qui le pareti giungono quasi a toccarsi e per andare avanti e’ assolutamente necessario entrare in acqua. L’acqua e’ sempre molto fredda, anche nelle stagioni piu’ calde: sarebbe importante venire qui dopo un lungo periodo di siccita’ in modo che il livello dell’acqua sia il piu’ basso possibile. Attraversata piano piano la guadina le pareti della gola si allargano: dopo circa 15 minuti di cammino si incontra la localita’ detta Prigioni (quota 780, 45 minuti dalla partenza). Qui si ha il secondo restringimento dell’alveo: e’ un tratto di circa 500 metri da percorrere tutto dentro l’acqua, anche se qui il livello e’ piu’ basso di quello della guadina. Alla fine delle Prigioni inizia il così detto Solco Grande: qui le pareti si allargano ma e’ tutto uno spettacolo di cascate e laghetti di colore azzurro cupo. A un certo punto, sulla destra, incontriamo una parete coperta di muschio con l’acqua che gocciola dall’alto: un vero spettacolo della natura. In questa zona, durante la nostra escursione, sono cadute alcune piccole pietre dall’alto della parete, per cui invitiamo caldamente a tenere il casco sempre bene allacciato in testa. Invitiamo anche a stare attenti a non mettere le mani sui sassi del torrente perche’ noi abbiamo incontrato un piccolo di vipera. Ricordiamo anche che sul percorso si trovano diversi tratti attrezzati con corde fissate a chiodi: non costituiscono ostacoli insuperabili, le corde sono state messe solo per l’estrema scivolosita’ del fondo. Dopo il Solco Grande, incontriamo il Salto dei Becchi (quota 800, 1 h. e 20 minuti dalla partenza): si tratta di una piattaforma calcarea nei pressi della quale si osservano le prime marmitte, cavita’ rotonde originate dalla forza dell’acqua che ha spinto massi in giri concentrici dando origine a buche di forma rotonda. Da questo punto il percorso diventa ancora piu’ impegnativo ed e’ consigliabile solo ad escursionisti esperti: in alcuni tratti occorre servirsi delle corde fisse. Proseguendo il cammino, sempre stando bene attenti a dove si mettono i piedi, si raggiunge la Piscina (quota 805, 2 h. dalla partenza), dove termina il percorso autorizzato e dove inizia il tratto di tipo alpinistico, da percorrere solo con specifiche autorizzazioni.
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