Monte Albano

La vetta

Il monte Albano (1693 m. s.l.m.) sorge sul crinale dell’Appennino tosco – emiliano, nei pressi del Passo della Bassa del Saltello, valico frequentato fino dai tempi antichi. La Bassa del Saltello (1597 m. s.l.m.), posto sul sentiero 00 di crinale, e’ uno splendido valico appenninico posizionato fra la Garfagnana e l’Emilia. La vetta del Monte Albano e’ molto panoramica: a nord – est lo sguardo si perde sulla vasta foresta della Val Perticara, sul Monte La Nuda e sul Cimone; a sud sulla Garfagnana e sulle Alpi Apuane; a est sul Monte Romecchio, sulle Cime di Romecchio e sulla Cima dell’Omo; a ovest sul Cusna, sul Prado e altre vette della catena appenninica.

A San Pellegrino in Alpe (quota 1515) si lascia l’auto nel vasto parcheggio che si trova lungo la strada per il Passo delle Radici e ci incamminiamo lungo il sentiero n. 50 del CAI di Pistoia che parte proprio da dentro il paese: seguiamo ora il tracciato della Via Vandelli, qui ridotta ormai a sentiero, e in circa 20 minuti giungiamo in località Giro del Diavolo (quota 1620). Questo curioso toponimo merita senza dubbio una spiegazione: ma perché questo luogo si chiama così? La leggenda dice che San Pellegrino, uomo di grandissima fede e pazienza, in questo luogo vide apparire il diavolo, che sempre lo perseguitava, che gli rifilò un sonoro ceffone per cui il santo cadde a terra tramortito. Ma l’eremita, ormai stanco degli scherzi del demonio, si alzò e ricambiò il gesto del diavolo con un ceffone così potente che fece attraversare al maligno tutta la Garfagnana mandandolo a sbattere contro un monte e facendoglielo attraversare fino a fargli finire la sua corsa in mare: è così che è nato il Monte Forato. Un’antichissima tradizione afferma che quando si va a San Pellegrino si deve portare un sasso in segno di penitenza: le dimensioni di questo sasso devono variare a seconda dell’età e della forza della persona. Quanto più la pietra è grossa, tanto più grande ed efficace è la penitenza: il sasso poi va portato al Giro del Diavolo, proprio in quel punto dove San Pellegrino rifilò al maligno un gran ceffone e in quel punto l’erba non è più cresciuta; ed è veramente emozionante osservare tutti quei sassi portati lì nel corso dei secoli da migliaia di pellegrini che si recavano al Santuario di san Pellegrino in Alpe e facevano penitenza con questo gesto, e ripensare a quanta fatica e sofferenza sono costati. Dunque, tornando all’itinerario, siamo ora nella località Il Giro (se avete un attimo di tempo potete portare anche voi un sasso nel mucchio): da qui si prende la strada che è subito sotto il crinale. Giunti ad un bivio, andiamo a sinistra (segnalazione per la Bassa del Saltello) per raggiungere il Passo della Bassa del Saltello (quota 1597, 1 h. e 50 minuti dalla partenza). La Bassa del Saltello è la più marcata depressione del crinale spartiacque tosco – emiliano nel tratto Abetone – Radici, oggi attraversata da una pista forestale, vanta origine antiche che si fanno risalire, in tempi storici, alla rete viaria transappenninica designata e realizzata dalla colonizzazione romana. Pare ormai certo presso gli studiosi che la Bassa del Saltello fosse punto di valico, insieme alla via di S. Pellegrino in Alpe, di una Aureola, una diramazione cioè della consolare Via Aurelia che da quest’ultima di discostava in prossimità della Colonia romana di Pisa e che da essa risaliva la Valle del Serchio, valicava l’alpe per scendere a Mutina, l’odierna Modena. Di fondamentale importanza fu la strada del Saltello alcuni secoli più tardi, intorno al 600 d. C., allorquando essa costituì per circa cinquant’anni l’unica arteria utile ai Bizantini per raggiungere dalla capitale Ravenna il porto tirrenico di Luni ancora in loro possesso: gli altri valichi appenninici infatti, prima di tutto quello della Cisa che avrebbe consentito un diretto collegamento lungo l’asse della Valle del Magra, si trovavano già sotto il saldo controllo dei Longobardi che a quell’epoca, fra l’altro, occupavano buona parte della Tuscia fino al medio corso del Serchio in Garfagnana. Anche più tardi, durante il Medioevo, il valico del Saltello mantenne tutta la sua importanza come collegamento tra il Frignano e Barga in Garfagnana: lungo il tragitto erano posti gli Ospizi o Ospitali di San Bartolomeo poco sotto il passo in versante garfagnino e quello di san Leonardo del Perticara in versante modenese. L’Ospizio di San Bartolomeo del saltello o di Granarolo lo si trova citato fin dal 1224 in un documento ufficiale chiamato Breve di papa Onorio III e in altri successivi fino all’inizio del XV secolo, epoca in cui probabilmente cadde in rovina, anche se in una bella mappa settecentesca ne è riportato il toponimo e la rappresentazione grafica. Coevo ad esso era l’Ospizio di S. Leonardo in Perticara, ricordato per la prima volta nel 1230 in occasione di una controversia di giurisdizione ecclesiastica; questo manufatto ebbe vita relativamente breve e già all’inizio del XV secolo era ridotto in macerie. Dalla Bassa del Saltello andiamo a sinistra per prendere il sentiero 00 che ci conduce sulla vetta del monte Albano (quota 1693,  2 h. e 20 minuti dalla partenza).

Aldo e Luciano alla Bassa del Saltello Luciano sulla vetta
Giro del Diavolo Bassa del Saltello