Da Uliveto Terme si puo’ osserva una torre che s’erge sulla sommita’ d’una collina completamente dilaniata da una cava: si tratta della Torre di Caprona, o, meglio, di quello che resta di un antico fortilizio che dominava la valle dell’Arno fino a Pisa ed alla foce. Si trova in condizioni pietose, in mano al vandalismo piu’ sfrenato: le uniche cose che la maleducazione degli uomini non ha potuto cancellare sono la sua posizione meravigliosa e la sua grande storia, che ha visto anche Dante combattere per la sua conquista. L’Alighieri cita l’episodio nel XXI Canto dell’Inferno della Divina Commedia e si compiace ripensando ai ghibellini sconfitti, usciti dal castello tra le schiere dei vincitori:
Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto; / e i diavoli si fecer tutti avanti, / si’ ch’io temetti ch’ei tenesser patto; / cosi’ vid’io gia’ temer li fanti / ch’uscivan patteggiati di Caprona, / veggendo sé tra nemici cotanti.
L’episodio fa riferimento alla paura che i soldati pisani, usciti patteggiati, cioe’ dopo aver negoziato la resa, mostravano di fronte alla numerosa schiera di soldati fiorentini. Dante paragona i pisani ai diavoli, che, rinunciando ai loro bellicosi propositi, si arrendendono per aver salva la vita.