Basati e’ una frazione montana del Comune di Seravezza: e’ situata ai piedi delle Alpi Apuane, a 434 m. s.l.m. Il toponimo Basati e’ citato per la prima volta nel 1320, in una Carta delle Comunita’ di Pietrasanta: l’origine etimologica del nome e’ incerta, anche se alcuni storici ritengono derivi da una grossa frana che in tempi lontani ha costretto gli abitanti a lasciare il vecchio paese per costruirne uno nuovo piu’ a valle. In passato l’economia di questa paese era basata principalmente sul carbone, prodotto con i grossi faggi che punteggiavano i pendii del monte Cavallo di Azzano. Nella zona, soprattutto lungo il canale del Giardino, erano presenti alcune ferriere, alimentate proprio dal carbone prodotto in questi boschi. Negli anni Novanta del XX secolo, sopra il paese di Basati, sono state rinvenute tombe che fanno riferimento al popolo dei Liguri Apuani. La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Ansano, con campanile del 1747: e’ citata per la prima volta in un documento del 1538. Dipese per lungo tempo dalla pieve de La Cappella e divenne parrocchia autonoma soltanto all’inizio del XVII secolo. E’ costruita a navata unica con soffitto a volte; possiede un altare in marmo intarsiato acquistato nel 1812, proveniente dalla chiesa di S. Maria Assunta in località Salto della Cervia, demolita nel 1811 per fare posto alla strada. Dalla stessa chiesa proviene anche una formella in marmo che raffigura l’antica leggenda della cervia. Conserva un organo del 1885 sopra un ballatoio marmoreo retto da colonne, un ostensorio di bottega toscana del XVII secolo, in ottone inciso e dorato. Tre lapidi in marmo, tra cui un bassorilievo con l’immagine di Cristo, ricordano i Caduti di tutte le guerre. Alla statua di santa Maria Maddalena è legata una leggenda locale: Sant’Ansano e San Ranieri si contesero la Maddalena; il primo vinse la contesa ed ottenne il titolo della chiesa, allora i paesani esclamarono: “fra moccoli e sagrati anche Sant’Ansano è venuto a Basati”. Nel cimitero una lapide ricorda i morti causati dall’epidemia di tifo del 1944. Molti furono i lutti dovuti a questa grave pestilenza che contagiò tutto il territorio di Seravezza. Correva il mese di ottobre di tale anno, l’occupazione tedesca della zona costrinse gli abitanti a sfollare e a trovare rifugio in stalle, grotte e metati, aggiungendo alla carenza alimentare anche scarsissime condizioni igieniche. L’unione di questi fattori fu la causa di tanta epidemia.