Ponte Stazzemese e’ sede amministrativa del Comune di Stazzema: infatti, posizionato com’e’ lungo il fondovalle del fiume Vezza, e’ piu’ facilmente raggiungibile di Stazzema, paese che invece si trova a 443 m. s.l.m. e che va raggiunto con una stretta strada di montagna. Il nome di Stazzema e’ associato soprattutto alla sua frazione di Sant’Anna, tristemente nota per l’eccidio compiuto nel 1944 dalla truppe tedesche, che vi massacrarono cinquecentosessanta civili, soprattutto donne, bambini e anziani. La chiesa parrocchiale di Ponte Stazzemese e’ dedicata a Sant’Antonio da Padova: conserva al suo interno una pregevole pianeta del XV secolo. Subito dopo il paese s’incontra un bivio: a destra si va verso le frazioni di Pomezzana, Farnocchia, Mulina e il capoluogo comunale di Stazzema, a sinistra, invece, ci si dirige verso Pruno, Cardoso e Volegno. Anche Ponte Stazzemese, come altri paesi dell’Alta Versilia, ha subito i danni della tremenda alluvione del 19 giugno 1996: come non ricordare le immagini delle automobili, che, galleggiando sull’acqua, venivano trascinate via dalla corrente o il grande bombolone di gpl, che sbattendo contro il ponte sul torrente Vezza, emetteva gas: immagini terribili. Ponte Stazzemese è sede comunale dal 1883. Lo sviluppo economico di questo paese si ebbe attorno alla metà del 1500, in seguito allo sfruttamento delle cave voluto dal granduca Cosimo I e all’aperura della strada verso Seravezza. Meritano menzione tre fabbriche di acciarini, cioè congegni da applicare alle armi che avevano la funzione di trasmetter il fuoco alla carica propellente. Furono costruite negli anni intorno al 1800 da Domenico e Giuseppe Tommasi e da Francesco Bertelli. Un’altra importante officina fu edificata dal sig. Ginese Cipriani nel 1828 per la lavorazione del legno. Le opere che qui si eseguivano, ornato di scultura e architettura, erano per lo più ad uso delle chiese o residenze di lusso. Era ben conosciuta in tutta la Toscana, dalla quale riceveva molte commissioni. La chiesa che si trova lungo la strada principale è dedicata a Sant’Antonio: fu costruita fra il 1920 e il 1925 sopra un più antico oratorio. Venne elevata a parrocchia dall’arcivescovo di Pisa Pietro Maffi nel 1928. L’edificio è a tre navate con volte sorrette da colonne; l’altare maggiore in marmo è inserito nell’abside e ha dietro il coro ligneo e due belle statue di marmo che raffigurano la Madonna e San Giuseppe. A sinistra l’altare con Sant’Antonio, a destra quello con la Madonna di Montenero. Appena entrati ci guarda Sant’Uberto, interessante scultura in legno. Nei pressi della chiesa troviamo una località il cui toponimo ci riporta indietro al tempo in cui qui veniva lavorato il ferro: è Fornetto. Il nome è ricordato non solo per gli opifici che vi insistevano, ma anche dal fatto che tra il 1837 e il 1838 vi abitò Giosuè Carducci fanciullo, prima della sua partenza per la Maremma. Una lapide, posta sulla bella casina in cui stava, ne ricorda l’evento.