La Villa di Montebuono si trova a Spazzavento, a pochi km. da Pistoia, sul lato sinistro della Strada Provinciale Lucchese: le prime notizie sulla Villa risalgono al 1338 quando Corrado Panciatichi acquisto’ appezzamenti di terreno in loco, per poi farvi costruire questa residenza. La Villa fu acquistata nel 1811 dal generale napoleonico Joan Baptiste de’ Franceschi: anzi la tradizione orale vuole che proprio Napoleone Bonaparte abbia sostato in questa residenza, quando il 26 giugno 1796 si trasferi’ con il suo esercito da Pistoia a Livorno, durante la Campagna d’Italia. Nel 1846 vi fu accolto e nascosto il principe Carlo Luigi Napoleone III, fuggito dalla fortezza di Ham, nella Francia settentrionale.
Si tratta di uno dei più tipici esempi di residenza signorile della zona. A pianta rettangolare, ha il prospetto principale culminante in una torretta centrale con orologio, dove è situato il portale sormontato da stemma, che immette direttamente nel saline centrale, raggiungibile al primo piano grazie ad un doppio scalone in pietra serena. Sotto la scale è un portone che consentiva l’ingresso in carrozza nei giorni di maltempo. Sempre in pietra sono le profilature del portale e dei tre ordini di finestre. Su questo lato si estende il belvedere, ampio prato cui si accede attraverso un viale di tigli, mentre su quello a sud, con facciata a loggia centrale su colonne, che dà luce al salone, si apre il giardino tardo – seicentesco all’italiana, interamente cinto da mura, spartito e misurato da grandi aiuole e viali tutti convergenti al centro, verso la grande vasca in pietra ottagonale, con zampillo. A ovest l’ampissima limonaia e, oltre il muro di cinta, ritmato da un susseguirsi di curve e di anfore in terracotta, il parco settecentesco, lasciato in parte a selvatico di lecci, allori e ginestre, ed altre essenze tipiche della macchia mediterranea, – coi resti di una ragnaia per la caccia ai tordi in tempo di passo – e in parte, a sud, all’inglese, con tanto di laghetto, isolotto, montagnola e rispettiva grotta al naturale. A est la tinaia e sul confine, la casa del giardiniere. Gli interni della villa presentano al piano terra volte a botte e a crociera, al piano nobile soffitti a cassettoni o travi intagliate, e decorazioni parietali della fine del Seicento; al piano superiore, soffitti con rosoni in terracotta sette – ottocenteschi. Costruita come dimora castellana agli inizi del Trecento, fu espugnata e incendiata nel 1501. Intorno al 1600, placatesi le lotte intestine, fu trasformata in casino di caccia, assumendo la sobria ed elegante fisionomia attuale di villa entro il Settecento, grazie all’impostazione della scalinata monumentale, forse collocata sfruttando un vecchio avancorpo di guardia, e all’apertura della loggia meridionale a tre archi, ricavata in un vano del preesistente fortilizio.