Capitale toscana dei fiori, Pescia e’ citta’ ricca di storia e di tradizioni: divisa in due dal fiume Pescia di Pescia (perche’ c’e’ anche il fiume Pescia di Collodi), si presenta con due agglomerati urbani contrapposti, uno cresciuto intorno al principale edificio religioso, la Cattedrale, e l’altro sviluppatosi intorno al Palazzo Comunale e alla grande piazza (l’attuale piazza Mazzini) dove si sviluppo’ il mercato civico. Numerosi sono gli edifici religiosi e civili importanti: la Cattedrale, la chiesa di S. Maria Maddalena, la chiesa di S. Chiara, l’Oratorio della Madonna a Pie’ di Piazza, la chiesa di S. Domenico, la chiesa dei Santi Stefano e Niccolao, il Palagio, il Palazzo Comunale e la Torre Civica. Tra i musei citiamo il Museo Civico di Scienze Naturali e Archeologia della Valdinievole in piazza Leonardo da Vinci e il Museo della Carta situato nella vicina frazione di Pietrabuona. Tra le tradizioni tipiche di Pescia ricordiamo la produzione dei cesti che servivano per la spedizione dei fiori recisi che erano prodotti in citta’: la produzione dei fiori a Pescia risale agli anni ’20 del secolo scorso, ma solo nel 1930 s’inizio’ a produrre anche cesti per fiori.
Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo – L’edificio medievale originario risale al IX secolo. La cattedrale fu interamente ricostruita dopo l’incendio della città nel 1281. Risalgono a questa epoca le tracce del paramento murario sul fianco sinistro, gli archetti ciechi che si trovano ai lati esterni della chiesa ed il bel leggio marmoreo collocato sul presbiterio. Si tratta di un singolare gruppo, formato da varie componenti dell’antico pulpito della pieve e risalente al XIII secolo. Il campanile si ritiene un’antica torre della cerchia muraria caratterizzato dalla grande apertura al piano terra, è forse di origine alto medievale; subì una trasformazione nel trecento con l’inserimento di monofore, bifore e trifore, nel 1776 fu realizzato il cupolino dall’allora vescovo, Donato Maria Arcangeli. La principale trasformazione dell’attuale Cattedrale, avvenne a metà del Seicento, quando i canonici del Duomo decisero di ingrandirne l’aula e il presbiterio. Nel corso dei lavori il 18 ottobre 1671 la cupola per problemi statici cadde; i lavori di ricostruzione furono affidati all’architetto Antonio Ferri. Al suo progetto del 1684 seguirono i lavori che si conclusero nel 1689. Il Duomo all’interno mostra un’architettura elegante e severa, tre cappelle per parte si affacciano sull’ampia navata coperta da una volta a vela. Importanti cornicioni, capitelli e paraste scandiscono un ambiente armonico solenne arricchito, nel corso del tempo da decorazioni di gusto barocco: altari, rivestimenti marmorei, stucchi dipinti e lapidi. Nella prima cappella a destra, la Cappella Raffaelli, si conserva sull’altare la Vergine e Santi di Luigi Norfini (1852). Nella cappella vicina, di patronato della famiglia Flori, è collocato un San Carlo che comunica gli appestati di Pietro Donzelli (fine XVII secolo). Di seguito, la cappella Forti conserva un pregevole dipinto settecentesco, la Natività della Vergine di Giuseppe Bottani. Proseguendo sulla destra, si può vedere la grande Cappella Turini, in stile rinascimentale. L’altare del Santissimo Sacramento possiede la tavola Madonna del Baldacchino di Pier Dandini, copia dell’originale di Raffaello. Sul pavimento della cappella, si trova la scarna tomba di Monsignor Angelo Simonetti, Vescovo di Pescia fino al 1950. Al lato, si erge il mausoleo di Monsignor Baldassarre Turini di Pierino da Vinci, nipote di Leonardo. L’altare maggiore seicentesco è opera di Giuseppe Vaccà. La grande tavola posta al centro dell’abside, raffigurante l”Assunzione della Vergine, è di Luigi Garzi.Sul lato sinistro della chiesa, la Cappella Cecchi, dedicata a San Lorenzo, è decorata da una tela di Anton Domenico Gabbiani. A fianco, la Cappella del Santissimo Rosario ha una tela di Antonio Franchi da Villa Basilica. L’ultima cappella, un tempo sede del Battistero, oggi è dedicata a Sant’Allucio di Campugliano. Sull’altare, è visibile una tela di Romano Stefanelli (1985), allievo di Pietro Annigoni. La facciata rimase incompiuta per due secoli; nella parte inferiore si potevano ancora ammirare i resti della facciata in pietra dell’antica Pieve. Il capitolo del Duomo nel 1892, a seguito degli esiti di un concorso nazionale, incaricò l’Architetto aretino Giuseppe Castellucci. Il suo lavoro da un punto di vista architettonico è il risultato del suo eclettismo. Castellucci ideò una ricca partitura con colonne, paraste, e cornici impreziosita da finiture in pietra rosa. La facciata in stile neoclassico fu completata nel 1933 con un grande portale in marmo. Per la scelta dei materiali lapidei furono individuate due cave di pietra locali: quella di San Lorenzo a Cerreto, frazione di Pietrabona, dalla quale si prelevò la pietra per il rivestimento, le colonne, le paraste; l’altra di Monsummano che fornì la pietra rosa usata per le decorazioni della facciata.
Chiesa di San Francesco – La presenza dei francescani in Pescia risale al 1211. Questa notizia ha attraversato oralmente quattro secoli, prima che fosse raccolta e tramandata dall’annalista francescano Luca Wadding e da altri storici secenteschi. All’anno 1211 riferisce molto laconicamente che San Francesco nell’ottobre di quell’anno, per se e per i suoi frati ebbe in dono un Cenobio, e che non appena ebbe gettato le fondamenta di questo umile cenobio, si recò a Pisa. All’anno 1339 aggiunge che la piccola Chiesa fu donata a S. Francesco dai Signori Orlandi, che ad essi si deve l’ampliamento del convento e della chiesa, fatta eccezione della cappella maggiore che fu costruita dai signori Obizi, dell’altare eretto dai signori Mainardi nel 1235, ed in fine della la facciata eretta nel 1298, e restaurata nel 1505. La facciata è ornata da un motivo ad archetti pensili con figura zoomorfe. La Chiesa fu costruita secondo quei criteri ispirati alla povertà e semplicità francescana, recepiti e promulgati da San Bonaventura nel capitolo generale celebrato a Narbona nel 1260. “le Chiese in modo alcuno siano costruite a volte eccetto la cappella Maggiore. Il campanile d’ora innanzi non si faccia a forma di Torre” (A.F.H. 34,1941) L’impianto originale della Chiesa, che è quello attuale non mai modificato nei suoi perimetri essenziali, si presenta a forma di nave, coperta a capanna con capriate di legno ben evidenti; al temine di essa si estende in senso traversale il “transetto” che è una piccola navata coperta anch’essa con travi e travicelli a bella vista. Nel transetto si aprono tre cappelle. Inoltre lungo il fianco sinistro si trovano altre cappelle monumentali, quali la Cappella Orlandi-Cardini e la Cappella del Santissimo Sacramento. Il lato destro e la restante parte di quello sinistro sono invece decorati da altari in pietra serena, di gusto controriformato. Di particolare interesse la tavola con San Francesco e storie della sua vita di Bonaventura Berlinghieri (1235), la prima che ci sia pervenuta con l’iconografia delle storie francescane. L’arcone ogivale che separa il transetto dalla navata presenta affreschi trecenteschi, riferibili agli artisti che lavorarono nelle cappelle del transetto; esso riprende le medesime decorazioni sopra tali cappelle. Dal Transetto si accede alla Sagrestia, coperta con volta a crociera, sul lato sud conserva un grande affresco che copre l’intera parete, raffigurante la Crocifissione, attribuito a Puccio Capanna, il pavimento è in cotto. Il bancone secentesco è lavorato di noce nostrale. A sud della Chiesa, si estende il Chiostro: le arcate dell’ala che corre lungo la chiesa, sono state chiuse a muratura, l’ala stessa è stata divisa in due parti: la prima parte ha ingresso proprio sulla Piazza di san Francesco, e uno all’interno della Chiesa subito a destra di chi entra.
Palazzo del Vicario | Torre Civica |
Piazza Mazzini | |