La piccola cappella, con copertura a capanna, è contigua ad un fabbricato rurale, originariamente di proprietà della nobile famiglia De’ Rossi. Nella Prima metà dell’Ottocento la cappella risulta passata in proprietà ai Rossi Melocchi, mentre l’abitazione era dei Niccolai.
Gora di Gora – La Gora di Gora derivava dal torrente Ombrone, lato sinistro: partiva dal Ponte Asinaio. Poco dopo, allo Spartitoio, si divideva in due rami: la Goricina di Capostrada e la Gora di Gora vera e propria. La struttura di presa della gora e’ ancora visibile e vi ci si accede dalla Via Vecchia Montanina, che si trova sulla sinistra, poco prima del Ponte di Gello, provenendo da Capostrada. Qui si possono ancora osservare i manufatti delle opere di captazione, con tanto di paratie, argano e catene. Da qui giungeva al leggendario Spartitojo o Partitore di Capostrada, dopo aver rifornito la Ferriera Pacini, prima deposito della Magona, poi filiera, poi ferriera (1652), poi distendino (1828). Allo Spartitoio, edificio in pietra, si divideva in due rami: la Goricina di Capostrada e la Gora di Gora vera e propria. La Goricina di Capostrada percorreva tutto l’attuale lato sinistra di via Dalmazia fino a congiungersi, presso la Chiesa Nuova, con la Gora di Scornio e di li’ proseguiva all’interno della mura. La Gora di Gora prosegue il cammino verso la citta’: arriva in Via Bolognese, in via dei Barbi, al lavatoio di Capostrada. Segue poi Via Mulino di Gora, il tabernacolo in Croce di Gora, Via Gora e Barbatole e alimentava un Frantoio, del quale si conserva ancora il canale d’adduzione che dal bottaccio, o bacino di carico, dirottava l’acqua accumulata sulle pale della ruota idraulica (ritrecine) collegata alla macina di molitura. Rimane inalterato anche un grazioso ponticino messo a collegamento delle due sponde della gora, appena prima della confluenza nel bottaccio. Il percorso cittadino della Gora di Gora arrivava in via del Bottaccio, da via Pacini (gia’ via delle Gore Lunghe) e da vicolo Gora, per rifornire il bottaccio del primo mulino dei monaci regolari di San Bartolomeo: costeggiando l’orto monastico si riuniva con la Gora di Scornio nel bottaccio del Molino Grande di San Bartolomeo. Gora di Gora e di Scornio Riunite, dopo essersi nuovamente congiunte con la Goricina di Candeglia, arrivavano sull’Arcadia: un ramo, detto trabocco e visibile ancora oggi con reflui vari, scaricava in Brana all’altezza del ponte di via Fermi; il corso principale, attraversate le mura, passava dal quartiere detto “Cittadella”, con omonimo mulino, e si ricongiungeva in Brana all’altezza dell’area dei cimiteri.