Chiesa del Cuore Immacolato di Maria

 
A Pistoia, a seguito dello sviluppo urbano lungo la direttrice di Via Dalmazia, negli anni 1957/59 viene realizzato dall’INA – Casa e dallo I..A.C.P. di Pistoia, sulla base di un piano coordinato dall’architetto Leonardo Savioli, una sorte di villaggio satellite a ridosso del parco ottocentesco della villa di Scornio. Nel cuore del quartiere, su un’area di tremila metri quadrati donata dall’INA-Casa alla curia, l’architetto Giovanni Michelucci viene chiamato nel 1959 a redigere il progetto di una nuova chiesa. Per poter utilizzare il finanziamento del Ministero dei Lavori Pubblici (ventidue milioni per il rustico della chiesa e della canonica, stanziati nel maggio 1959) solo pochi mesi sono concessi alla progettazione, eppure Michelucci non ripiega su tipologie già collaudate, ma rielabora il concetto stesso di  luogo sacro per “delineare uno spazio  che evochi la città, l’unione, lo stare insieme“. La chiesa presenta una planimetria regolare: l’aula rettangolare è affiancata, nel senso della lunghezza, da una galleria che si espande in una parte per accogliere i confessionali. Delimitata dal susseguirsi dei pilastri che sorreggono la copertura, la galleria ha ingressi contrapposti sui due fronti corti e viene a costituire il percorso di accesso privilegiato rispetto alla porta situata sul fronte lungo. Vi è una dislocazione dei luoghi sacri, quali il presbiterio e le cappelle, perpendicolarmente alla lunghezza dell’aula e al percorso principale con una struttura reticolare in cemento armato. Nella zona della galleria, il cemento armato, con funzione portante, consente l’inserimento di settori vetrati all’imposta della volta. I tamponamenti sono in pietra alberese che diviene muratura portante negli altri lati. Il campanile, inizialmente ritenuto dalla stessa Curia non indispensabile, viene poi riprogettato nel 1963 come manufatto perpendicolare al fronte principale ed infine realizzato a traliccio metallico completamente isolato dall’edificio. La necessità di contenere le spese portò aa rinunciare aduna copertura in rame o in ceramica smaltata: essendo le tegole tradizionali non compatibili con il profilo realizzato, si optò per una semplice bitumatura di catrame.
Foto di Aldo Innocenti

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